Miniere di Bauxite

Miniere di Bauxite

La bauxite è un roccia sedimentaria minerale che è la fonte primaria di alluminio. Si forma attraverso agenti atmosferici ricchi di alluminio. Il nome bauxite deriva dal villaggio francese di Les Baux, dove fu scoperta per la prima volta nel 1821 dal geologo Pierre Berthier. La bauxite si trova tipicamente in strati al di sotto di pochi metri di copertura, che può variare in spessore a seconda della posizione. La scoperta della bauxite in Italia è dovuta al Meissonnier che ne trovò alcuni esemplari negli Abruzzi fino dal 1857; in seguito se ne occupò per il primo Cassetti e poi altri autori italiani. Nell'Appennino centrale i giacimenti di bauxite si trovano distribuiti nel Matese, nella Marsica, nella Valle del Liri e a Monte Velino. I caratteri generali di dette bauxiti sono piuttosto vari ma in generale hanno colore rosso e rosso-bruno e un aspetto litoide. La bauxite viene per la massima parte impiegata per la produzione dell'alluminio ma è anche un minerale duro e abrasivo, cosa che lo rende materiale ideale per varie applicazioni, tra cui sabbiatura, levigatura e lucidatura. La bauxite ha un alto punto di fusione ed è altamente refrattaria, il che significa che può resistere alle alte temperature senza sciogliersi o deformarsi; questo lo rende un materiale prezioso per l'uso nella fabbricazione di prodotti refrattari, come rivestimenti per forni e prodotti ceramici. Ha anche una bassa conducibilità ed è quindi utile come isolante nelle applicazioni elettriche e termiche. Infine, avendo una struttura porosa assorbe umidità e altri liquidi e questo lo rende utile come essiccante o agente essiccante in determinate applicazioni.

Il primo documento che attesta la presenza di miniere di Bauxite nel territorio di Villavallelonga lo troviamo nella relazione presentata da Daniele Mascitelli il 15 gennaio 1841 alla Società Economica del II Abruzzo Ulteriore. Il Mascitelli parla di una miniera di ferro in località Costa Rambaldo, facendo anche osservazioni sull’utilità dell’uso di essa. La miniera, dai diversi scavi eseguiti, si presentava in regolari filoni inclinati verso la perpendicolare oppure a strati; la larghezza dei filoni era variabile, la lunghezza era di 32 palmi, circa 8 metri.

A Villavallelonga sono presenti tre miniere ricche di Bauxite ( ricordiamo la miniera di costa Rambalda e la miniera di Gitova) ma poco sfruttate a causa di controversie legali causate da una legge mineraria peggiorativa rispetto alla precedente legge borbonica rimasta in vigore, per la sua valenza, circa altri 70 anni dopo l'unità d'Italia.

Da anni il centro studi Oriente Marsicano, presediuto da Roberto Mastrostefano, che sta riscostruendo una storia delle miniere dismesse marsicane dal '700 al '900, porta avanti un progetto di valorizzazione delle stesse a scopo culturale e turistico con una serie di convegni ed iniziative promosse in assonanza con l'ISPRA ed il suo ramo RE-MI.