LE PUPAZZE

Il rito del fuoco liberatorio e di rinnovamento

 

Il 17 gennaio, dopo la processione con la preziosa statua seicentesca del Santo adornata con corone di frutta, fave, ferratelle, il parroco procede alla benedizione degli animali e dei fuochi dove, in grandi pentoloni, vengono cotte le fave “piatto della tradizione”,

c’è la sfilata di maschere brutte e belle, di carri allegorici e delle caratteristiche e tradizionali pupazze, dando ufficialmente inizio al carnevale.

  

 

Le pupazze sono dei grossi fantocci, quasi sempre di aspetto femminile, realizzate con strutture di ferro, all’interno delle quali trova spazio la persona che le farà ballare.

Sono rivestite con carta pesta, nastrini, stoffa e ovviamente il fascino di queste “signore” è legato moltissimo al carattere e alla personalità che le viene conferita dal ballerino che la anima! La pupazza deve sorprendere, impressionare, spaventare, incutere timore e meraviglia ballando e girando su stessa.

All’imbrunire, si dai il via al rito del fuoco liberatorio e di rinnovamento: Le pupazze vengono bruciate per scacciare ciò che di negativo si è subito nella stagione passata, miseria, fame, disgrazie ingiustizie con l’augurio di un futuro promettente.

Molto probabilmente le pupazze, i fantocci, i giganti costituivano un elemento di primaria importanza nel quadro delle feste di inizio di un ciclo stagionale.

La pupazza, inoltre, rappresenta la tentazione, che si manifesta a Sant’Antonio Abate sotto forma di “bella donna”, dal quale il santo riesce a sfuggire. Da qui, il fuoco assume un'ulteriore significato: liberarsi dalla tentazione!!!

 

I riti legati alla festa di Sant'Antonio Abate e alla Panarda, celebrati a Villavallelonga, hanno suscitato l'attenzione di studiosi di folclore e antropologia tanto da candidare questa manifestazione nella categoria “Patrimonio Culturale Immateriale dell'Umanità” dell'UNESCO.

 

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